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cui collegava la sua assenza al “clamore dell’inchiesta legata naturalmente alla notorietà dell’altro soggetto in essa coinvolto” e si dichiarava disponibile ad esser ascoltato in via rogatoriale “eventualmente anche nelle forme della videoconferenza”.

Si rimanda al capitolo “Svolgimento del processo” per una più compiuta descrizione della vicenda e delle ordinanze che ne sono scaturite.


Di qualche maggior rilievo il secondo scritto proveniente dall’imputato.

All'udienza del 20 gennaio 2009, quindi a distanza di quasi due anni dalla prima udienza dibattimentale, egli faceva pervenire attraverso il proprio difensore una memoria (scritta in un lessico italiano simile ma peggiore – nei suoi numerosi errori – a quello della memoria di ritrattazione). Mills dichiarava che la lettura della requisitoria del Pubblico ministero – dalla quale per la prima volta aveva capito come erano state “create le accuse” a suo carico – lo aveva indotto ad alcuni “appunti”.

Dopo aver ammesso di aver “causato molti fastidi” a persone che non lo meritavano, aver negato di esser mai stato corrotto da alcuno, aver riaffermato la propria “integrità personale”, porgeva le proprie “profondissime scuse”, “nel modo più sincero e assoluto”, alle “vittime” dei suoi errori, quali “sono stati sia il dott. Attanasio che il dott. Berlusconi”, per i gravi disagi conseguenti alla vicenda.

Dichiarava poi di voler affrontare solo le “questioni di carattere soggettivo”.

Ribadiva che l'intera vicenda oggetto del presente procedimento aveva avuto origine dalla propria lettera del 2 [Mills erroneamente scriveva “4”] febbraio 2004 a Bob Drennan.

Raccontava che, dopo aver ricevuto la lettera di Inland Revenue il 23 gennaio 2004, aveva incontrato Ali Sarikhani, noto nel procedimento per la sua posizione dirigenziale in Edsaco e Cantrade, qui definito come il socio anziano dello studio di fiscalisti Jeffrey Williams Barber, facente capo a Edsaco, che lo aveva assistito nella vicenda fiscale del 1996 relativa alla percezione dei proventi della società Horizon. Sarikhani gli aveva dato la notizia “scioccante” che il fisco con grande probabilità lo avrebbe accusato di evasione o frode fiscale, il che “avrebbe comportato un disastro assoluto” per lui e la sua famiglia. Considerava pertanto essenziale trovare il modo di spiegare le ragioni per cui i 600.000 dollari fossero stati un regalo e di conseguenza egli si fosse comportato onestamente.

Per questo motivo aveva presentato “una specie di scenario”, in cui non aveva attribuito la somma a Diego Attanasio, poichè “coinvolto in un processo delicato, a quell'epoca era ancora in corso”, evitando così “di turbarlo ulteriormente e di rischiare di vederlo contrariato con me per un fatto da