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Mills: aveva patito un grave disagio a causa del coinvolgimento nei procedimenti italiani e il suo futuro era seriamente compromesso.

Ciononostante, “DMDM voleva chiudere la riunione parlando per qualche minuto dell'ipotesi che il pagamento ricevuto dal sig. Bernasconi fosse in qualsiasi modo un compenso ricevuto per la deposizione fornita nei confronti di Berlusconi. Aveva detto la verità all’udienza a Milano. Se la verità non era corrispondente all'intera vicenda, questo era da attribuirsi alla incapacità dell'accusa di andare al di là delle domande che potevano essere sviate. Lui non era per niente un <furbetto> che aveva pianificato di confondere e ingannare i giudici italiani. Lui aveva scrutato nel suo cuore ripetutamente chiedendosi perché mai avesse acconsentito ad aiutare Berlusconi. Ora desiderava solo potersi lavare le mani dell'intera vicenda. In quel periodo era stato spinto da un forte senso di fedeltà. Forse era fuori moda, ma era cresciuto in tempi in cui l'etica professionale aveva un significato, quando le informazioni confidenziali dei clienti andavano protette e <vendersi> un cliente lo inorridiva nel modo più assoluto. Si sentiva di aver fatto esattamente questo dopo 10 ore di interrogatorio la domenica precedente. Non era una sensazione piacevole. Riteneva che il Fisco avrebbe dovuto considerare che tutti i suoi problemi di fatto derivavano dalla fedeltà nei confronti di un suo cliente.”

A Mills veniva allora fatto notare che “aveva partecipato a nascondere le società di Berlusconi e i suoi soldi alle autorità italiane. Il signor Berlusconi era in debito nei suoi confronti in molti modi ed era facile vedere che l'avesse voluto ricompensare. Il fatto che lui fosse stato trattato con ostilità apparente dal pool di Berlusconi al processo non era una prova concreta che il loro atteggiamento fosse sincero”.

All’osservazione di Mills che “Berlusconi non era ancora stato prosciolto”, e il rilievo era scorretto visto quanto aveva dichiarato pochi giorni prima ai giudici italiani, era intervenuta Sue Mullins, dicendo che “sarebbe stato folle accettare una qualsiasi forma di pagamento del signor Berlusconi”. Ma le era stato risposto “che nel periodo in cui DMDM aveva ricevuto il denaro di Bernasconi, lui pensava che tutti i problemi scaturiti dal lavoro che lui aveva svolto per il sig. Berlusconi fossero ormai passati”.

La riunione era terminata con la richiesta di una relazione esaustiva.


Copia del verbale qui descritto veniva inviata per opportuna conoscenza e per eventuali osservazioni a Mullins e a Mills il 30 luglio 2004: non risulta in atti che gli interessati avessero contestato o rettificato alcunchè.