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Alla richiesta di documentare che era questa la finalità per la quale il denaro era stato versato, uno dei consulenti di Mills, Michael O’Brien, aveva risposto che la somma era passata da un conto clienti Fininvest di Withers al conto corrente personale di Mills, perché Fininvest aveva consentito di farsi carico delle spese che doveva sostenere Mills in relazione ai procedimenti pendenti in Italia e gli aveva messo a disposizione dei fondi con questa finalità. Ma uno degli ispettori aveva nuovamente domandato “quali elementi di prove esistevano che si trattasse di soldi destinati a coprire spese legate alla attività imprenditoriale”.


In esito alla riunione Mullins riceveva richiesta scritta (datata 18 ottobre 2004) di ulteriori precisazioni in ordine ai molti argomenti oggetto di contestazione, ivi inclusa la richiesta di documentazione in grado di sostenere l’affermazione resa circa la provenienza e la destinazione della somma di 99.112 sterline.

Con missiva del 5 novembre 2004 Mullins rispondeva, scrivendo tra l’altro, al punto 2, “Pagamento di costi da parte di Fininvest”:

“Alla fine del 1996 il sig. Mills ha rilasciato una lunga dichiarazione volontaria ai magistrati che accusavano [rectius: indagavano] il sig. Berlusconi e vari agenti della Fininvest. Questo è stato considerato come un comportamento molto negativo da parte dei suoi precedenti clienti1, che hanno considerato questo gesto come una rottura della segretezza del cliente [“he had broken client confidentially”], e, [quanto meno: “if anything”], avrebbe dovuto essere un imputato nei procedimenti. Questa è la linea che è stata perseguita nei processi successivi quando lui ha prodotto delle prove. Era evidente per il sig. Mills che i procedimenti sarebbero stati lunghi e costosi e che vi era un costante rischio che il suo status cambiasse da testimone a coimputato o sospettato [rectius: indagato] nel corso dei procedimenti stessi”.

All'epoca la relazione tra Mills e “Fininvest people” (così letteralmente nel testo inglese) era piuttosto sofferta; per proteggersi egli aveva accantonato per sé delle somme originariamente custodite per conto di quei clienti in modo da poter coprire le spese cui avrebbe dovuto prevedibilmente far fronte, a causa del suo coinvolgimento nei problemi giudiziari italiani. “Ha detto al suo contatto alla Fininvest cosa aveva fatto e non sono state sollevate obiezioni. Questo consenso è continuato fino al presente giorno”.

Mullins continuava affermando che la somma di 99.112 sterline non doveva dunque essere sottoposta a tassazione, poiché Mills non era e non era mai stato alle dipendenze di Berlusconi, né

  1. Pare addirittura superfluo ricordare, ancora una volta, che la documentazione prodotta da Mills – di cui veniva dato conto nel corso delle sue deposizioni testimoniali esaminate in questa motivazione e nelle relative sentenze – era stata dal medesimo predisposta anche a seguito dei contatti con il latitante Vanoni, e con l’ausilio di costui, come emerge dalla “NOTA GENERALE” del dicembre 2005 più volte menzionata.