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le società così. Fra l’altro ci sono ancora poche situazioni di sanare con queste società, in modo che tutti i soldi rientrino nel Gruppo Fininvest”; e poi, alla precisa domanda “nel momento in cui residuano dei fondi, lei se ne ritiene proprietario e ne può utilizzare, oppure li tiene a disposizione di qualcuno?”, “abbiamo una situazione più o meno di pareggio di All Iberian: credo che finirà con un piccolo debito … Comunque, 99% di quanto ricevuto da All Iberian tornerà alla Principal... cioè al Gruppo Fininvest, alla fine”. E ancora: “io avevo ricevuto i dividendi per regolarizzare soprattutto la posizione fiscale in Inghilterra”.

Da queste affermazioni di Mills si poteva dedurre che qualsiasi utile della società sarebbe tornato a Fininvest, in contraddizione con la precedente dichiarazione relativa alla ricezione del dividendo quale compenso professionale dello studio Mackenzie Mills. E restava comunque del tutto immotivato il fatto che la somma, qualificata “dividendo”, spettasse a Mills, visto che egli era solo nominalmente il proprietario della società in cui si era creato il profitto, non ne possedeva le azioni; che il denaro era un guadagno determinatosi con la vendita di C.I.T.; che con tale guadagno erano sì state pagate le tasse, ma non integralmente i debiti.


Si deve allora ricordare quanto Vanoni, durante la latitanza (l’ordinanza di custodia cautelare risale al novembre 1995, ed era stata emessa nell’ambito del procedimento c.d. All Iberian), aveva scritto a Mills, riferendosi ad una proposta di costui, nella “NOTA GENERALEdel 22 dicembre 1995 (di cui si è trattato nel precedente capitolo relativo alle società del Gruppo Fininvest B): “Ho riflettuto sul tuo progetto e ritengo che possa essere un’ottima soluzione se è accettabile e credibile l’ipotesi che tu abbia ricevuto ingenti finanziamenti dal Gruppo (che ti hanno permesso di fare utili tassabili in Inghilterra). Secondo me questa è una cosa basilare per fare stare in piedi il progetto, perché ci sono operazioni ancora in corso e per importi rilevanti per le quali occorre dare una dimostrazione di dove sono arrivati i soldi, dato che, vista l’entità, non credo si possano far risalire a tue risorse”.

Se ne può agevolmente dedurre non solo che il riferimento è qui alla registrazione in Inghilterra delle società offshore, poi effettuata, da iscriversi nell’ambito della strategia difensiva del Gruppo (il tema, che attiene più propriamente all’oggetto del procedimento Agrama + altri, n. 11776/06 R.G.Trib., qui pertanto non si approfondisce). Di più: per aggirare il fisco italiano e difendersi dalle accuse di falso in bilancio, per “distanziare il Gruppo Fininvest dai patrimoni” delle società offshore1, gli utili di una società – di cui a Mills era stata attribuita la proprietà solo per tenere celata l’identità degli effettivi beneficiari – erano stati trasformati in utili di Mills, e

  1. Così Sue Mullins, la fiscalista di Mills, ai funzionari di Inland Revenue il 4 maggio 2004, come si vedrà oltre.