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92 | macchia grigia |
La cosa mi parve bizzarra; mi avvicinai al vecchio e gli dissi: — Buon uomo, scusate. — Non si mosse. Continuai: — Scusate se vi disturbo; ma il cielo è negro, minaccia il temporale e non è lontana la notte. Se abitate discosto, dovreste incamminarvi.
Il vecchio si rizzò lento lento, mi guardò in viso come trasognato, e, senza aprir bocca, tornò ad appoggiarsi al parapetto e a contemplare il fiume.
Io insistetti:
— Avete bisogno di nulla?
— No, — rispose senza voltarsi.
Gli diedi la buona notte e m’avviai verso Garbe. Fatti cento passi mi voltai. Non so se fosse curiosità o compassione: nella faccia di quel vecchio bianco credevo di avere letto un dolore profondo, una sinistra melanconia. Pallido, con gli occhi infossati, con le labbra nericcie, mi aveva fatto pietà e terrore. Mi trovai al suo fianco, portato da una forza quasi involontaria, e gli dissi interrottamente, aspettando una risposta che non veniva:
— Scusate di nuovo. Ditemi se posso giovarvi in qualcosa. Vi sentite poco bene? Vi offro una stanza a Garbe per questa notte. Mi sembrate forestiero. È accaduto anche a me fuor di paese di trovarmi senza danaro: ne avete forse bisogno?
Dopo queste ultime parole il vecchio si voltò gravemente, tentando di muovere le