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macchia grigia 85

porse il disgraziato cappello. La ringraziai di cuore, e la guardai in viso. Poteva avere dai sedici ai diciassette anni: abbronzita, ma sotto la tinta del sole s’indovinava l’incarnato fresco; nella bocca piccola splendevano i denti, ammirabili di regolarità e di bianchezza; negli occhi v’era un certo che di selvatico e di curioso, una timidità un poco impertinente.

— Bella giovane, siete di Garbe?

— Signor no. Sono di Idro.

— E vi fermate qua?

— Parto domani con mio padre, che è lì tra i cespugli insieme con le nostre capre. Lo vede? Guardi bene, lì in fondo — e m’indicava il luogo, ma io distinguevo appena di lontano un uomo che aveva la barba bianca.

— E ad Idro dove state?

— Fuori del paese circa due miglia, sulla via che conduce al monte Pinello.

— E che nome avete, bella fanciulla?

— Teresa, a’ suoi comandi, signore. —

Si continuò a discorrere. Io la tempestavo di interrogazioni, guardandola negli occhi, i quali ora vagavano di qua e di là impacciati dal mio sguardo, ora mi si ficcavano in volto, anzi addirittura nel cuore. Ad uno sposo non aveva pensato mai: non sapeva, e lo giurava ridendo e spalancando gli occhi sinceri, che cosa fosse amore. Ella non aveva nessuno al mondo, salvo il padre, che l’adorava, s’intende, e non l’aveva mai lasciata un giorno dacchè era nata; ma il buon