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78 macchia grigia


difende. Non ho mai tanto amato il sole, quanto lo amo da due mesi a questa parte: appena comincia l’aurora, spalanco le finestre e lo benedico.

Odio le tenebre. La sera, di mano in mano che cresce l’oscurità, si fa più intensa di contro a me, proprio nel punto dove fisso gli occhi, una macchia color cenere, mutabile, informe. Durante il crepuscolo o mentre splende la luna, è pallidissima, quasi impercettibile; ma nella notte diventa enorme. Ora è senza moto, sicchè, guardando il cielo nero, sembra uno squarcio chiaro a lembi irregolari, come la carta dei cerchi da saltimbanco quando v’è passato in mezzo il corpo di pagliaccio; e si crederebbe di vedere, attraverso a quel buco, un altro brutto cielo di là dalle stelle. Ora s’agita, s’alza, s’abbassa, s’allarga, s’allunga, caccia fuori de’ tentacoli da polipo, delle corna da lumaca, delle zampe da rospo, diventa mostruosa, gira a destra, poi rigira a sinistra, e va intorno così delle ore furiosamente innanzi al mio sguardo.

Ho accennato a queste immagini tanto per procurare di farmi intendere; ma veramente non c’è ombra di forma. In un mese, dacchè devo godermi un tale spettacolo, non ho mai potuto afferrare una figura determinata. Quando mi sembra di trovare certe analogie con certi animali, con qualche oggetto, sia pure fantastico, con qualche cosa insomma di definibile, ecco che quel disegno in un attimo