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64 vade retro, satana

solano, la dipintura goffa, con il rosso grumoso del sangue, che sprizzava dalla fronte incoronata di spine e sgorgava dalle ampie ferite del costato; e le membra da cadavere si contorcevano tutte; e la lunga e magra e livida faccia metteva disgusto e terrore. Il degno sacerdote staccò dalla parete il Cristo e lo porse a Don Giuseppe, dicendo: — L’immagine del Figliuolo di Dio mi piace più benigna e più bella. La religione non dev’essere uno spauracchio da bimbi e da perversi; e le anime dolci, come la mia, anelano la dolcezza. Prenda e vada con Dio. —

Menico aspettava fuori del villaggio, tenendo in mano il fardello, e insistette per portare anche il Cristo, ma Don Giuseppe non volle. Lo aveva involto in uno straccio di tela verde, ma lo teneva sotto l’ascella cautamente, come fosse stato di vetro; era in fatti di legno tanto tarlato e di pezzi così male incollati insieme che certo, cadendo in terra, non sarebbe rimasto intiero.

Padrone e servo si guardavano sovente, senza pronunciare una sillaba. Cominciava a imbrunire e la strada era deserta. Il prete sentiva una spossatezza simile a quella che segue le grandi febbri, e aveva la fronte bagnata di sudore; si mise a sedere sopra un sasso, quasi in terra, nascondendo la faccia nelle palme delle scarne mani e posando i gomiti sulle ginocchia; pianse; poi, rialzando la testa e guardando Menico, disse: — Ep-