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vade retro, satana 59

gran fracasso, e le ampolle si ruppero in cento pezzi. Il vino e l’acqua formarono due rigagnoletti.

Non si può dire la confusione che ne nacque. Chi è stato, chi non è stato? Una donna. È fuggita. L’ha fatto apposta? E quello sciocco di Menico! Ora come si farà? Non si dirà più la messa. Bisognerà riconsacrare la chiesa. È una minaccia del cielo. — Andate a pigliare le boccette nell’oratorio di San Rocco. —

Questo consiglio fu immediatamente seguito, e, dopo un quarto d’ora, la messa potè ricominciare. Dopo la messa ebbe luogo la processione, con i relativi stendardi, le solite bambine vestite da angioletti, i soliti incappati di rosso e di verde, ed i consueti brontolii. La statua di San Rocco, in legno colorito, con il suo cappellone a larghe tese, la conchiglia del pellegrino e la mano che mostra le piaghe della gamba, fu rimessa nella nicchia dell’oratorio, e la cerimonia ebbe fine. Il curato aveva estremo bisogno di rimanere solo.

Entrando nella canonica, vide in piedi vicino alla finestra dell’andito due persone, che lo dovevano certo aspettare. Erano il Capocomune ed un ecclesiastico, appena giunti da Trento. Li pregò di mettersi a sedere; ma l’ecclesiastico, in attitudine umile e compunta, porse al curato una grande lettera, suggellata con le armi di Monsignor Vescovo. Il curato, lette le prime righe, impallidì e chiese