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vade retro, satana 47

vestirsi per la messa. — Dovette avvicinarsi al padrone e ripeterglielo più volte, tanto il prete era fuori di sè.

Don Giuseppe cercò di ricomporsi un poco, salutò la donna e il vecchio contadino, uscì dalla canonica e, traversando il sagrato, entrò dalla porticina esterna in sagrestia, intanto che il ragazzotto uccisore dell’orsa suonava a distesa l’ultima chiamata.

Mentre Menico s’affaccendava nell’aiutare il padrone a vestirsi, questi premeva violentemente il petto con la mano lì dove il cuore pulsa, come se avesse voluto impedirgli di battere, e bisbigliava le preci.

Mosse all’altare con gli occhi a terra, senza veder nessuno; s’inchinò dinanzi ai gradini, poi andò a baciare la tavola consacrata; e nello stesso tempo ch’egli pronunciava le parole rituali faceva nell’interno queste giaculatorie: — Io sono indegno di avvicinarmi all’ara dove stanno le reliquie dei Santi; io sono indegno di essere ammesso al divin desco dove s’imbandisce il Santo dei Santi. Fate, oh Signore, ch’io non vi porga un bacio simile a quello di Giuda. Ah, Signore, salvatemi da tanta nefandità purificando il mio spirito.... Oramus te Domine.... Kyrie eleison.... Oh, dolce Signore, quanti beni avete dato agli uomini, e come questi vi restituiscono il male. Eccovi in faccia il più ingrato, il più colpevole di tutti. Perdonatemi, Signore; compatite alla mia miseria; abbiate pietà di me.... Gloria in excelsis Deo.... —