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senso 273

— Parto fra un’ora. —

Rimasi accasciata; il mio cuore, pieno un minuto prima di gaie speranze, si riempì d’affanni e di paure.

— E non tentare di trattenermi. In tempo di guerra non si scherza.

— Guerra maledetta!

— Maledetta sì. Dovrà essere terribile, a quanto pare.

— Senti, non potresti fuggire, non potresti nasconderti? Ti aiuterò. Non voglio che la tua vita sia messa in pericolo.

— Fanciullaggini. Mi scoprirebbero, mi piglierebbero, e sarei fucilato per disertore.

— Fucilato!

— Ho bisogno di te.

— La mia vita, tutto.

— No. Duemilacinquecento fiorini.

— Dio, come faccio?

— Vuoi salvarmi?

— Ad ogni costo.

— Senti dunque. Con duemilacinquecento fiorini i due medici dell’ospedale e i due della brigata mi fanno un certificato di malattia, e vengono a visitarmi ogni tanto per confermare presso il Comando una mia infermità qualunque, la quale mi renda inabile affatto al servizio. Non perdo il mio grado, non perdo il mio soldo, scanso ogni pericolo e rimango a casa tranquillo, zoppicando un poco, è vero, per una sciatica maligna o per una lesione all’osso della gamba, ma quieto e beato. Tro-