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vade retro, satana 25

in un quartierino di nobile apparenza e pieno di gingilli artistici, dove regnava questa o quella signora, bruna, bionda, fulva o rossa, ch’egli ripescava qua o là e rimutava, al più, ogni sei mesi. Così era giunto al sessantesimo anno, robusto ancora e pieno di vita, che pareva un miracolo pensando a’ suoi vizi e disordini; nè l’età si manifestava in lui altrimenti che in due cose: nella rotondità del ventre, che con il suo consueto panciotto bianco diventava anche più maestoso, e nel serbare com’egli faceva presso di sè da un anno l’ultima baronessa, rossa di capelli, senza provare nessun desiderio di sostituirne una nuova.

Il curato non aveva aperto bocca nel cammino da casa sua alla villa, sebbene il dottore lo andasse stuzzicando. Pareva distratto; guardava le nubi strane, che imbiancavano una parte del cielo.

Un domestico, in livrea turchina con la pistagna color cremisi e i gran bottoni dorati, fece entrare i due visitatori nella sala, dove il barone faceva il chilo col resto della compagnia, pregandoli di aspettare che la signora baronessa li potesse ricevere. Il barone, che fumava il sigaro immerso in una larga poltrona, s’alzò, andò incontro al prete, e, stringendogli la mano, gli disse un mondo di belle cose. Aveva bisogno di vederlo, conosceva le sue virtù, desiderava aiutare i poveri del paese, sapeva che la baronessa ne’ primi dì