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romore come di persona, la quale nuotasse rapidamente. L’acqua si agitò, la ondulazione fresca mi fece correre un brivido per le membra, e da uno dei larghi fori tra il suolo e le pareti entrò improvviso nella Sirena un uomo. Non gridai, non ebbi paura. Mi parve fatto di marmo, tanto era candido e bello; ma il suo ampio torace si agitava per il respiro profondo, e i suoi occhi celesti brillavano, e dai capelli biondi cadevano le gocciole come pioggia di lucenti perle. Ritto in piedi, mezzo velato dall’acqua ancora tremolante, alzò le braccia muscolose e morbide: pareva che ringraziasse i numi e dicesse: — Finalmente! —


Così principiò la nostra relazione; e d’allora in poi lo vidi ogni giorno o al passeggio, o al caffè, o al ristorante, dove mio marito, che aveva preso a volergli bene, lo invitava sovente. Lo vedevo anche in segreto, anzi via via i nostri colloqui misteriosi diventarono a dirittura quotidiani. Spesso si stava insieme una o due ore da solo a sola, mentre il conte dormiva tra la colazione ed il pranzo o andava a gironzare per la città, poi si passavano due o tre ore in compagnia pubblicamente, dandoci di sfuggita qualche stretta di mano. Talvolta egli premeva di soppiatto con il suo piede il mio, e non di rado mi faceva tanto male che diventavo tutta rossa in volto; ma quello stesso dolore mi piaceva. Non ero mai parsa tanto bella alla gente e