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vade retro, satana | 23 |
città natale, n’aveva fatte tante, che non poteva più rimettervi il piede.
Dio l'aveva dotato, per disgrazia degli uomini, di un ingegno feracissimo e di un'attività senza pari; tanto che con la metà della fatica e del cervello, ch'egli impiegava nelle vie torte e buie, avrebbe potuto lungo la strada dritta rendersi ricco e stimato e sicuro della propria fortuna. Ma dall'animo perverso nascono inevitabilmente certe debolezze fatali, le quali sciupano tutto; e il Viorz n'aveva due. Prima: assottigliava troppo, sicchè, studiando nelle imprese tutti i pericoli e industriandosi di mettere a tutti un anticipato rimedio, creava spesso le difficoltà nell'atto in cui voleva prevenirle. Seconda: man mano che si avvicinava il momento di raccogliere il frutto delle sue iniquità, la gioia e l'orgoglio del buon successo gli scemavano la calma, lo inebbriavano, e la prima cautela volpina si trasformava, nella lotta contro gli ultimi intoppi, in violenza brutale.
Un così fatto personaggio non poteva dare il suo nome a nessun affare d'industria o di banca; anzi si doveva tenere avvolto, almeno sul principio, in un prudente mistero. Aveva dunque bisogno di qualcuno da mettere in mostra: un galantuomo no, perchè non si sarebbe prestato a simili birbonate; un noto birbante no, perchè avrebbe, invece di adescarla, fatto scappare la gente. Ci voleva, per esempio, un signore che si fosse mangiato il