Pagina:Senso.djvu/224

222 il demonio muto

avorio e di ebano con dei filetti d’oro, rappresenta una caccia in figure alte un’oncia: cavalcatori, dame, falconieri, con cani, cavrioli, lepri, cignali e ogni sorta di selvaggina. Al basso della cassa armonica s’ammira poi una figuretta d’argento, un Apollo sdraiato che suona la cetra, cosa che più graziosa al mondo non si potrebbe vedere. Oltre a ciò, accomodate in vago ornamento, stanno un centinaio di perle, alcune assai grosse, e così bene incastonate, che sette soltanto si sono rotte o perdute. Insomma questa chitarra magnifica desidero, dopo la mia morte, lasciarla al mio caro nipote. Fors’è un’ubbia dello zio quasi rimbambito, ma non vorrei che la chitarra uscisse dalla nostra famiglia. C’è sotto una storiella. Te la racconterò, prima perchè giova che tu la sappia, e poi per amore di me medesimo. Non posso dormire, come accade ai vecchioni, più di due o tre ore la notte, e ho gli occhi sani, e non cavo troppo gusto a leggere libri per cagione della memoria, che mi serve benissimo nelle cose lontane, ma pochissimo nelle vicine, sicchè alla fine di un volume rischio di non rammentarmi il principio. Bisogna dunque ch’io metta un poco di nero sul bianco per occupar la sera in qualcosa, mentre la Menica, tenendo in grembo il suo micio, pisola nel seggiolone.