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18 | vade retro, satana |
esce dalla Val della Castra: Trento stessa lo conosce. Nella sua vita ha ucciso venti orsi; l’ultimo, dopo sbagliato il colpo del fucile, l’uccise abbracciandolo, e l’uomo cacciava all’orso il coltello nel ventre, e poi, sempre in un amplesso, arrotolarono un pezzo sulla china del monte, finchè l’orso morì, e l’uomo di ottant’anni s’alzò dritto e placido. Ora quel vecchio chiamò i fanciulli, che gli passavano innanzi, e disse: — Figliuoli, dove avete pescato questa bestiola? — I ragazzi risposero: — L’abbiamo uccisa noi; ma è una volpe od un cane?
— È un’orsacchiotta, fortunati figliuoli: fortunati che non avete trovato la sua madre, e fortunati che vi beccate trentasette fiorini belli d’argento. Fate l’istanza al Capitano. — Dette queste parole ripigliò il cammino, guardando i ghiacciai sul cucuzzolo delle montagne.
Menico mostrò all’ombrellaio, tra la folla, un montanaro che soverchiava gli altri di quasi tutto il capo, e che guardava con serietà i due piccoli trionfatori: era il vecchio degli orsi.
Per farla breve, i ragazzi avevano potuto dopo qualche mese riscuotere i trentasette fiorini, che il Governo dà quale premio per l’uccisione di un’orsa; e la festa era fatta a commemorazione e a rallegramento del caso. Bisogna aggiungere, per amore di verità, che era stata anche pensata da qualche cervello ingegnoso per avere una nuova scusa di ballar con la banda tutta notte nell’osteria e di scialacquare in istravizii e bordelli; e, perchè