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L’acqua era tiepida, il mare uno specchio. Nuotando ora lesto, ora tardo, m’ero allontanato bene dalla riva, sicchè la barca di salvamento mi veniva dietro, e i barcaiuoli gridavano che gli Avvisi proibiscono di scostarsi troppo dai Bagni. Uomo avvisato, mezzo salvato. Vedendo che non davo retta alla legge, i barcaiuoli se ne tornarono indietro, e mi lasciarono solo. Nell’acqua profonda sentivo di quando in quando una corrente fresca, e mi scorreva sulla pelle un leggiero brivido; poi tornavo nel tepore quieto e beato. Quella libertà delle membra in mezzo a quella immensità di mare è un conforto ineffabile, un’allegria sublime. Non un’onda, non una voce. L’edificio dei Bagni era diventato piccino. Mi pareva di entrare nell’infinito. Cacciavo sotto il capo con gli occhi aperti per vedere il verde diafano, di una gradazione così delicata, così gentile, che avrei voluto sprofondarmici dentro, sicuro di trovare al