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166 santuario

V.


Quel dolore, svanito nelle memorie e nelle speranze, mi aveva straziato l’anima. M’accorsi di essere assiderato, e andai a letto, dove, tremando dal freddo tutta la notte, non mi riuscì di chiudere occhio neanche un minuto.

Alle nove uscivo dal Santuario per arrampicarmi sul monte. Nel passare dall’atrio scansai Pasquale, che dianzi, portandomi il caffè, con la gamba destra zoppicante e col muso ingrugnato, non aveva neanche avuto la degnazione di darmi il buon giorno. Vedendomi andare in fretta, mi chiamò: — Scusi, signore, se incontrasse suor Maria la rimandi all’ospizio.

— Suor Maria, chi è?

La chiamiamo così tanto per intenderci. È la signora bionda, vestita con l’abito delle Figlie di Gesù, ch’ella vide qui ieri a sera.

— È uscita?

— Pur troppo. Non la ho trovata nè in chiesa, nè in nessun altro luogo. Un contadino dice di aver incontrato alle sette circa una Figlia di Gesù sulla strada delle cappelle. È la prima volta in tre settimane che suor Maria s’allontana così dall’ospizio. Dio