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santuario 151

la fanciulla bionda, che avevo vista nell’atrio. A un tratto si staccò dalla soglia, e con tre o quattro passi leggeri e lenti mi venne accanto; e sempre mi guardava fisso, come se volesse frugarmi dentro nell’anima o ricercare un segreto nelle mie viscere profonde. Sentivo sulla mia faccia il suo alito. La sua compagna, che aveva finito il proprio discorsetto, la chiamò due volte, e alla fine, presala dolcemente per un braccio, la condusse fuori. Io restai sopraffatto da un senso arcano, che somigliava alla paura.

Anche il rettore era rimasto un poco sopra pensiero. Ci sedemmo al fuoco. Desideravo sapere qualcosa della ragazza bionda; ma il canonico, rientrato già nel torrente de’ suoi ricordi giovanili, non lasciava posto a intromettervi una parola, e s’io tentavo di opporre un intoppo alla sua straripante eloquenza, egli lo spazzava via senza neanche darsene per inteso. A un certo punto, giovandomi astutamente di una pausa, dissi:

— Reverendo, mi cavi una curiosità. Chi è mai quella fanciulla bionda, ch’è venuta dianzi? —

Il prete alzò lo sguardo al soffitto.

— Ha certi occhi, che attraggono e che spaventano. È una suora? —

— Fece segno di no, e tacque.

— L’ho vista nell’atrio sola, in mezzo alla neve. È qui da un pezzo?

— Da tre settimane. Ci vorrebbe un mira-