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il collare di budda 135

una grande idea: corse la sera stessa agli uffici de’ giornali che si pubblicano la mattina, e la mattina seguente, per tempo, agli uffici de’ giornali che si pubblicano la sera; e fece stampare l’avviso che conosciamo.


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Lo abbiamo lasciato che andava alla sua Cassa, dove giunse in ritardo, ruminando nel cervello cento storie terribili di cani arrabbiati, d’uomini morti negli spasimi più tremendi, quando meno se l’aspettavano, molte settimane, molti mesi, molti anni dopo morsicati. Vivere in tante ambasce! meglio buttarsi subito nel canale con una pietra al collo. E contava i biglietti di banca con la sicurezza meccanica della consuetudine lunga; e pensava intanto al suo povero zio, che, vedendo un cane, allibiva, sgattaiolava lungo i muri, si rannicchiava ne’ canti; al suo povero zio, quel sant’uomo, che, dopo avere mangiato pane e cipolle tutta la vita, gli aveva lasciato centomila lire, facendogli giurare solennemente di portare sempre gli stivali sino alle ginocchia, poichè i cani hanno l’usanza di addentare alle polpe.

Si presentò allo sportello della Cassa la testa unta di Zaccaria, e in atto di mistero disse:

— C’è quel signore.