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132 | il collare di budda |
tendeva l’orecchio, ma non respirava più. Si fece coraggio, e chiese, balbettando, al medico gobbetto, che gli stava accanto: — La rabbia, scusi, negli uomini e nei cani si può sempre riconoscere dalle loro furie, dagli ululati, dalla bava, da qualche altro segno sicuro?
Il novello Esculapio, lietissimo di poter sciorinare la sua sapienza, rispose: — No. La rabbia non si manifesta con accessi di furore, anzi è una malattia, a prima giunta, di apparenza benigna; ma fino dal principio la saliva riesce virulenta, cioè contiene il germe inoculabile; ed il cane, o anche l’uomo, senza fallo, è allora più pericoloso per le carezze della sua lingua, che non per la tendenza a mordere.
La copia della bava non appare un indizio costante: talvolta la gola resta umida, talvolta secca. In una varietà particolare, che si denomina rabbia muta, la mascella inferiore si discosta assai dalla superiore, e si vede sino al fondo la gola nera. Sovente il cane cammina con il passo vacillante, con la coda rilassata, con la testa china e gli occhi spalancati e la lingua pendente fuori della bocca, lunga, azzurrastra. Alza il capo per mordere, e poi subito ripiglia il suo fatale cammino.
— E nei rimedii — chiese il medico vecchio, il quale non aveva più voglia di tenere dietro ai progressi dubbiosi della sua scienza — dopo il vano tentativo del curaro, hanno inventato altro?