Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/90


54

ancelle fu da noi preposta, la quale dopo molte considerazioni ci parve che al tutto si sapesse contenere dal non abbandonarsi alla gola, al vino, al sonno, ed agli innamoramenti, ed oltre a ciò quella la quale ci scmbrò fornita di una tenace memoria, e dotata di tale natura, che ben volesse provvedere di non aversi a tirare addosso dalla nostra parte alcuna punizione per sua negligenza, ma che anzi disposta fosse a por mente come potesse in ogni cosa adoperarsi per modo che a grado ci fosse, onde noi pure avessimo a tenerla in gran conto. A questa noi insegnammo di rendercisi amorevole, facendola partecipe quando eravamo lieti di ogni nostra contentezza, e se alcuna cosa ci dava noia anche di questa chiamandola a parte: perchè poi bramasse al paro di noi di dar mano all‘accrescimento della casa venne a ciò accostumata col renderla instrutta di ogni nostra faccenda, e col fare che anch’essa potesse godere di quanto avevamo di buono. Anche la giustizia le infondemmo nell’animo, mostrandole di tener assai in pregio i giusti, e che ad essi più agiatamente, e più liberalmente che agli ingiusti, facevamo noi condurre la vita; e così ci diportammo pure verso di lei, secondo che conoscevamo meritarsi. Ma, soggiunse, di tutte quante queste cose che ora abbiamo fatte, diceva io, Socrate, alla mia donna, che niun utile ce ne tornerebbe, se non avesse ella atteso