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compito avesse i quindici anni, e tutto quel tempo si era stata seduta in casa, dove grandissima cura ebbero, ehe vedesse, udisse, e domandasse il meno, che fosse possibile? E non ti par egli, che dovesse bastare se avesse solamente saputo, prendendo le lane, farne una veste, e conoscesse come si hanno a distribuire i lavori alle ancelle? Poichè quanto alla sobrietà del vitto, disse, venne ella ottimamente accostumata, ciò che io avviso, o Socrate, essere importantissima parte di educazione, e per l’uomo, e per la donna. Del rimanente poi, diss’io, tu stesso, o Iscomaco, ammaestrasti la tua donna in tutto quello, che le si apparteneva? Questo, disse Iscomaco, non feci io già prima di aver fatto sagrificii e suppliche, perchè io mi potessi rendere tale, che sapessi insegnarle, ed essa apprendere tutto quello che ottimo fosse per ambedue. E la tua donna, dissi io, sacrificò ella teco, e fece le medesime preghiere? E ferventemente, Iscomaco disse, faceva ella molte impromesse agli Dei, perchè tale la facessero divenire, quale esser dovea; e ben si pareva, che nulla avrebbe essa trascurato di quanto le si volesse insegnare. Ora narrami, ti prego, diss’io, quello che alla prima cominciasti a insegnarle, perchè con più piacere ti udirò fare cotesto racconto, che se mi descrivessi un qualche bellissimo certame, o ginnastico, o vero di cavalli. E Iscomaco