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studierò di così fare. Tu poi fa ora di ripigliare dove il lasciasti il parlare dell’economia trascorrendone tutte le parti, perciocchè da quello, che ne ho udito parmi già di conoscere meglio, che dianzi in quali operazioni sia de trapassare la vita. — Io avviso, disse Socrate, che più opportuno sarebbe di tornare in prima a rammemorare quello di che fummo già d’accordo, onde, se il potremo, procuriamo di trovarci egualmente di accordo in quello, che ne rimane a dire. — In vero, disse Critobulo, è cosa assai grata, o Socrate, come a coloro che hanno in comune gli averi di passarsela senza litigi, così a noi che abbiamo ora in comune questo ragionamento di trovarci sempre in esso di concorde parere. — Noi adunque, prese a dire Socrate, già avvisammo essere la economia il nome di una scienza, e questa scienza quella essere ci parve, per cui gli uomini possono accrescere le case. Dicemmo poi chiamarsi casa tutto quello, che l’uom possiede, e possedere giudicammo ambedue di quello solamente doversi dire, che a ciascuno si rende utile a condurre la vita, ed utile fu da noi trovato potersi chiamare qualunque cosa, di cui l’uomo sappia usarne a suo profitto. Appresso fummo di avviso, non esser guari possibile potersi da un solo apprendere tutte quante le arti, e le città riprovare a ragione quelle, che chiamansi meccaniche, contaminandosi per queste i corpi, e invilendosi