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deridere? — Assai più lo sembrerai a te medesimo. E se ti mostro pur anche quelli che dall’avere cavalli sono venuti a mancare di ogni cosa necessaria, ed altri che coll’aver pure cavalli si vivono molto agiatamente, e gloriansi del guadagno che vi fanno? — Cotesti ben li veggo ancor io, e conosco gli uni, e gli altri, ma non per ciò divengo io uno di quelli, che vi guadagnano. — Ciò ti addiviene perchè li riguardi in quella maniera che guardi pure i tragici, o i comici, non istudiando in questi, credo io, come ancor tu possa renderti poeta, ma solo come averne diletto veggendoli, e ascoltandoli. E ciò sta bene forse così, poichè non vuoi divenir poeta: ma dei cavalli, essendo tu in necessità di usarne, non pensi di essere stolto, se non provvedi almeno di non ignorare al tutto ciò che si richiede di sapere a chi molti ne nutrisce, massimamente perchè quei medesimi destrieri che ottimi sono a maneggiare, quelli anche utilissimi sono a vendersi? — Vuoi tu, o Socrate, che io mi metta a domar puledri? — Non già, siccome non vorrei nemmeno che dovendo procacciarti lavoratori pe’ tuoi campi, li comperassi fanciulli: ma ben m’è avviso essere una certa età, così nei cavalli, come negli uomini nella quale possano a dirittura rendertisi utili all‘uso, e in seguito poi divenire anche migliori. Posso pure mostrarti alcuni, che dalle donne, a cui si sono sposati, hanno