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acerbi, insegnati di venirli raccogliendo, come si fa dei fichi, che colgonsi di mano in mano quelli che divengono maturi.


CAPITOLO XX.


Quindi io così lo interrogai: se cotanto sono facili ad apprendersi le opere dell’agricoltura, e tutti sanno egualmente quello che debba farsi, d‘onde avviene che non tutti gli agricoltori se la passino allo stesso modo, ma alcuni si vivano nell‘abbondanza, e facciano anche qualche avanzo, mentre alcuni altri neppur ne ricavano ciò che gli bisogna per vivere, e sono costretti a far debiti? Io te lo dirò, o Socrate, risposemi Iscomaco; imperciocchè nè la scienza, nè la ignoranza degli agricoltori si è quella che rende gli uni copiosi, e gli altri indigenti. Nè tu udiresti mai alcuno così andar discorrendo: quella casa va in rovina, perchè il padrone non sa che la semenza si ha da spargere con eguaglianza, o perchè non sa che si hanno a far diritte le fosse da porvi gli alberi, o perchè ignorando qual terreno richieda la vite l‘ha egli posta dove non prospera, o perchè non conosce che innanzi di gittarvi la semenza si conviene, che il campo vi sia apparecchiato con molti lavori, o per-