Pagina:Senofonte L Economico tradotto da Girolamo Fiorenzi Tipografia Nobili 1825.djvu/130


94

in quale terreno si abbia a piantare ciascun albero, nè di quanta larghezza sia d‘uopo di apparecchiargli la fossa, nè a quanta lunghezza il giovane virgulto si debba sotterrare, nè dappoichè sia posto in terra come si abbia a governare perchè bene si appigli. Or via, disse Iscomaco, apprendi quello, che tu non sai; quali fosse però cavinsi pe’ maiuoli delle viti, credo che lo avrai veduto? E molte volte, rispos’io. Nè hai veduto mai alcuna di esse più profonda di tre piedi? Mai ne ho veduto alcuna, diss’io, nemmeno più profonda di due piedi e mezzo. E quanto alla larghezza ne hai vedute maggiori di tre piedi? Nemmeno, diss’io, ne ho vedute più larghe di due piedi. Ora rispondimi, o Socrate, anche a questo. Meno profonda di un piede ne hai tu veduta niuna? No veramente, e neppure ne ho veduta alcuna che avesse minor profondità di un piede, e mezzo, perocchè verrebbero a schiantarsi i magliuoli della vite nel cavargli all’intorno la terra, se cotanto presso allu superficie fossero piantati. Questo adunque, disse, o Socrate, molto bene hai veduto, che non si cavano le fosse per le viti, nè più profonde di due piedi e mezzo, nè più strette di un piede e mezzo. Ciò non è possibile di non averlo veduto, diss‘io, essendo cosa cotanto manifesta. Sai tu poi conoscere, disse, riguardandovi quale terra sia secca, quale umida? Secca mi pare, dissi, che sia quella che si trova