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tamento sopraintendono: perocchè essi rivolgendo del continuo il grano, e facendo passare sotto i piedi dei giumenti quello che non è per anco ben tritato, egli è chiaro, che tutto egualmente il faranno tritare, e in piccol tempo compiranno questa faccenda. Tutto questo sapendoti, in niuna cosa, o Socrate, mi rimani indietro. E dopo di questo, io dissi, o Iscomaco, non avremo noi a nettare il grano ventilandolo? E non sai tu già, rispose Iscomaco, che se tu cominciassi a spagliare il grano da quella parte dell'aia d'onde viene il vento, la pula ti si spargerebbe per tutta l'aia? Di necessità così avverrebbe, risposi. E quindi, soggiunse, non dovrebbe ancora cadere sopra del grano? Si, diss’io, perchè troppo sarebbe, che la pula avesse a trapassare al di sopra del grano fino alla parte vuota dell'aia. Ma se alcuno, replicò egli, incominciasse a ventilare il grano dalla parte opposta al vento? E’ ben chiato, risposi, che allora la pula si porterebbe tutta nel luogo destinato. Quando poi, seguì a dire, avrai mondato il grano fino al mezzo dell'aia, standosi quello così sparso, continuerai a ventilare il rimanente, ovvero prima di avanzarti più oltre, radunerai il grano già netto in un canto dell'aia, quanto più angustamente potrai? Certo che prima, diss’io, toglierei via quel grano ch’è netto, perchè la pula mi possa liberamente passare per l‘aia già vuota, onde non