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la qualità della terra, non si abbia alcuno a rimanere dal por mano alla coltura di quella: e appunto ora mi sono risovvenuto di ciò, che avviene dei pescatori, i quali del continuo occupati nel mare, se trascorrono alcuna volta per le campagne, senza fermarsi a considerarle, e senza nemmeno camminarvi a loro agio, pure tosto che abbiano veduto i frutti, che vi sono, non esitano punto a dimostrarti quale terra sia buona, e quale cattiva, e quella lodano, e questa vituperano, e le cose medesime, che dai più esperti nell’agricoltura si dicono di una buona terra, veggo che per la maggior parte lo sanno dire pur essi. D‘onde vuoi tu adunque, disse, o Socrate, che io mi abbia a incominciare a farti risovvenire dell’agricoltura? perocchè so bene, che di essa ti dirò assai cose che già da te stesso le sai. Parmi, dissi, o Iscomaco, che primieramente piacerebbemi di apprendere, poichè questo sopra tutto si è proprio di un uomo filosofo, come, coltivando la terra raccoglierei, se il volessi, una gran quantità di orzo o di grano. Forse non sai tu che innanzi di spargere la semenza in un campo si dee apparecchiarvelo coi lavori? Cotesto, risposi, già mel sapeva. Dovremo poi, disse, incominciare a lavorare nel verno? Allora, diss‘io, la terra sarebbe fangosa. Ti par egli che debba farsi nella state? Troppo dura, risposi, sarebbe allora la terra per voltarla co’ buoi.