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VIII

a riguardarsi, e fiorentissimo essendovi il commercio venivano pure quivi recate nel celebre porto di Pireo le ricchezze, e le delizie di tutta l’Asia, e molti stranieri vi si conducevano ad abitare, onde tutta quella città rendevasi piena di dovizie, e di popolo, e abbondevole di tutto quello che ciascuno potuto avesse bramare, o per la comodità, o per la dilettazione della vita. La musica poi, e la danza, e gli spettacoli di ogni genere tenevano quivi tutti quasi del continuo in festa, ed in gioia, e quivi in ultimo quella grazia la quale, dice Pindaro, che tutte le cose rende soavi a’mortali, così si accompagnava ad ogni loro fatto, che l’attica eleganza passò di poi in proverbio presso i greci, e fra le altre colte nazioni.

In così fatta città nella olimpiade ottantesima seconda vale a dire quattrocento cinquanta anni circa avanti al nascimento del nostro Salvatore, nacque egli Senofonte di nobil gente, e in quelle liberali discipline fu educato, ch’erano allora comuni a tutti i nobili cittadini, e si fece ascoltatore di Socrate, a udire il quale concorrevano i più illustri giovani di Atene. Quindi chiamatovi da un suo amico si recò in Sardi presso Ciro il giovane a cui in breve tempo si rese assai caro.

In questo avvenne che volgendo nell’animo il medesimo Ciro di torre il regno al suo fratello Artaserse radunò un esercito di sopra due cento mila