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oltre della sua dimanda. Tu poi quanto si è più convenevol cosa di apprendere l’agricoltura tanto maggiormente in essa ammaestrami perciocchè a te non fia già vergogna l’insegnare una cosa facile, ed io piuttosto dovrò vergognarmi di non saperla, massimamente poi se avvenga che sia essa ancora cosa utile.


CAPITOLO XVI.


In primo luogo adunque, disse, o Socrate, questo voglio dimostrarti, non essere già difficile quello, che dicono aver in se infinite varietà, coloro i quali con le parole vanno sottilissimamente insegnando l’arte dell’agricoltura; ma che in fatti non l’hanno mai esercitata: poichè a ben coltivare, dicono essi, che innanzi a tutto fa d’uopo di aver ben conosciuto quale sia la qualità del terreno. E mi pare, io soggiunsi, che abbiano ragione a dir questo, perchè chi non sa qual cosa un terreno sia atto a produrre, non saprà nè anche, mi penso, qual cosa abbia a piantarvi, o seminarvi. Ma non è egli facile ad ognuno, replicò Iscomaco, anche nell’altrui terreno il conoscere quello, che possa, o non possa produrre, guardandone i frutti, e gli arbori che vi allignano? E dappoichè questo avrà conosciuto non