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quest‘opera dell’agricoltura. )•( Allora Iscomaco così prese a dire: tu vuoi, o Socrate, a quello che me ne pare, che io t’insegni l’arte stessa dell’agricoltura? E così è, diss’io, perchè dessa per avventura si è quella che fa ricchi coloro che la sanno bene esercitare, e che fa poi vivere miseramente in mezzo a mille travagli quelli, che male la esercitano. Ora adunque, o Socrate, disse Iscomaco, tu intenderai quanto l’agricoltura sia amica degli uomini, perciocchè essendo questa come si è veduto utilissima, e piacevolissima a praticarsi, e bellissima, e accettissima agli Dei, e agli uomini, se ti dimostrerò quanto sia ancora ad apprendersi facile, non dovrà questa a ragione chiamarsi buona, poichè buoni diciamo noi tutti quelli animali, che belli, grandi, ed utili essendo, sono anche facili a dimesticarsi cogli uomini. )•(...)•( E veramente, o Socrate, disse, non avviene già nell’agricoltura siccome nelle altre arti, nelle quali bisogna logorar molto tempo per apprenderle, innanzi che alcuno possa con esse guadagnarsi il vitto. Ma le operazioni dell’agricoltura non sono cotanto difficili ad impararsi, che anzi molte col vederle praticare, ed altre coll’udirne ragionare soltanto le apprenderesti così bene da potere anche, se il volessi, insegnarle ad altri, e sono pur persuaso, che tu non ti sia punto avveduto di conoscer già da te stesso moltissime opere dell’agricoltura: inoltre nelle