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VI

preceduto il suo nascere quella famosa sconfitta che in essa ebbe Serse, il quale con innumerevoli eserciti per terra, e per mare era venuto ad assaltarla, e contemporaneo egli si fu del grande Epaminonda, di Alcibiade, di Agesilao, e di tanti altri illustri capitani, e poeti, e oratori, e filosofi, e artefici di ogni genere, che vissero pure al suo tempo.

A commendazione poi della Grecia, lasciando stare l’arte della guerra in cui tutti sanno quanto eccellenti uomini in essa fiorirono, basterà il dire che noi, i quali di ogni nostra cosa ci diamo così gran vanto, costretti pur siamo a confessare di non poterne agguagliare la gloria, e nella poesia, e nella eloquenza, e in tutte quelle arti che belle si chiamano, e che pur dimostrano la più grande perfezione della umana natura: e molto più ancora dovressimo riconoscerci ad essa inferiori in quella sapienza che occulta, e velata si tenevano quegli antichi saggi, dei quali la Grecia abbondò, se ponessimo mente siccome con essa di tal modo sapevano ordinare le città, e gli stati, onde poi quasi gentili, e fruttifere piante avessero a sorgere, ed a levarsi a grandissima altezza, ed a durare per molti secoli producendo ognora di se frutti meravigliosi, e come pure per quella medesima sapienza di ogni città, o stato, ne distinguevano l’età, ne congetturavano le sorti, e convenevoli rimedi consigliavano a que’mali, che riparare si potevano. E il