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DEL SIGNOR TEODORO
ANGELUCCI
LTRI tesori che d’argento e d’oro,
O di candide perle orientali
Senofonte lasciò ne gl’immortali
Fogli vergati con divin lavoro:
Ma la ruggin del tempo levò loro
Parte dello splendor, e troncò l’ali
Al grido che gli aveva fatti eguali
Al più pregiato e più famoso alloro.
Or tua mercè dottissimo Gandini
Scuopre sì ben l’Italica favella
Quel che la Greca e la Latina ascose;
Che con li sensi illustri e pellegrini
Va del pari lo stil, e la novella
Lingua contende con l’antiche cose.