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non porrò mai così effemminato nome a sì onesta, e severa cosa, e dirò che, se sono abbrugiato, sarò con animo invitto. E perchè non si deve desiderare, non che il fuoco m’abbrugi, ma che non mi possa vincere? Non vi è cosa più prestante, nè più bella della Virtù; e ciò che si fa per ordine, e comandamento d’essa, è bene, e si deve anco desiderare. Sta sano.



LETTERA X

Amicum tuum hortare, ut etc. Ep. xxxvi.


Esorta pur l’amico tuo, che animosamente sprezzi questi che lo riprendono, che datosi all’ombra, et all’ozio, sia mancato all’onore, et alla dignità sua, e che abbia preferito la quiete a tutto quello, che averebbe potuto acquistar di più. Or faccia toccar con mani ogni giorno a questi tali con quanto suo utile egli si sia governato. Quelli, ai quali si porta invidia, non resteranno però d’andare innanzi: gli altri o che saranno dissipati, o che caderanno. La roba è un’inquieta felicità; per se medesima si tormenta, turba l’ingegno, e con varie sorti di perturbazioni; incita gli altri a diverse cose; questi a’ potentati, quelli a lussuria; questi insuperbisce, quelli umilia, e tutti insieme al fin gli risolve in niente. Si trova però qualch’uno, che l’usa bene, non altrimente che il vino: sicchè non accade che questi si diano ad inten-