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e piange. Non giudicherai tu più d’ogn’altro pazzo, un che pianga di non esser vissuto mill’anni avanti? Or egualmente è pazzo, chi piange che non sia per vivere dopo mill’anni. Il dover essere, e il non essere stato van del pari; perchè l’uno, e l’altro di questi tempi è d’altrui. Tu sei stato mandato in questo punto presente: e per allungar questo punto, fin dove pensi d’allungarlo? Che piangi? Che desideri? Tu perdi l’opera:

     Pon fine al tuo sperar ch’unqua con prieghi
     Si pieghino gli fati de gli Dei;

perciocchè sono fermi, e stabili, e son guidati con grande, et eterna necessità. Io vado, tu anderai dove van tutte le cose. E come questo t’è novo, sapendo che sei nato con questa legge, e che il medesimo è avvenuto a tuo padre, a tua madre, il medesimo agli tuoi maggiori, il medesimo a tutti quelli che sono stati innanti a te, et il medesimo avverrà a tutti quelli, che saran dopo di te? Questo ordine insuperabile, e che non si può mutar con rimedio alcuno, lega, e tira ogni cosa. Quanta moltitudine di mortali ti seguirà; quanta ti terrà compagnia? Io m’immagino che tu crederesti di morir più animosamente, se teco moressero molte migliaja di persone. Or sappi che molte migliaja d’uomini, e d’animali in quello stesso momento, che tu dubiti di morire, mandano fuori l’anima con varie sorti di morti. Ma tu non pensavi di dover pervenire una volta a quello, a che te n’andavi di continuo? Non è viaggio alcuno senza fine. Tu pensi forse ch’io ti voglia ora riferir gli