Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
xi |
DISCORSO PRELIMINARE
DELL’EDITORE
Chi allo studio della lingua nostra s’è dato, o vi si dà di proposito, niun libro prende in mano più volentieri di quelli, che scritti sono con purità, e gentilezza di stile. Costui delle opere più pregiate per la sublimità de’ pensieri, onde son concepute, e per le peregrine cose che contengonsi in esse, o non fa verun conto, o fanne poco, ove inelegante siane la locuzione. Per lo contrario non legge no, ma divora egli avidamente quelle, che sparse vanno d’una cotal dolcezza deliziosa di voci, d’una cotal leggiadria e proprietà di traslati e di maniere vive, nobili, spiccate dal fondo della natura e della sostanza delle cose, che voglionsi significare: nel che sta il maraviglioso carattere d’una lingua, che se tutte le morte non giunge a superare, non la cede