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54 | ottica fotografica |
Fig. 1.
Sia A un corpo luminoso, B un obice, ossia corpo opaco posto avanti al corpo A.
Il corpo illuminato 11 lascia dietro di sè un’ ombra e ai lati di questa due penombre d d. La penombra cresce crescendo l’estensione del corpo luminoso e viceversa. Allontanando il corpo luminoso la estensione occupata dalle penombre diminuisce, e cresce l’ombra di estensione.
Nelle circostanze ordinarie, l’ombra che produce un corpo opaco, nell’arrestare la luce, non è mai perfettamente oscura, perchè essa è illuminata dalla luce diffusa, e dalla luce riflessa dai corpi vicini. I corpi essendo sempre dal più al meno colorali, la luce che essi riflettono partecipa del loro colore. Questo fa si, che le ombre e penombre hanno generalmente minor azione fotografica di quella che sembrano dover avere, giudicando dalla loro chiarezza. Berciò in una galleria da fotografo l’inevitabile riflesso o riverbero della luce dovrebbe venir prodotto col mezzo di superficie affallo bianche o preferibilmente di un blu puro, e bisognerà assolulamente evitare le decorazioni con tappeti e damaschi di colore rosso, giallo o verde, i quali colori, come diremo più lardi, danno un ritardo nell’impressione delle lastre sensibili esposte nella camera oscura.
L’ombra sopra designala è della ombra geometrica; da questa bisogna distinguer l’ombra fisica che non è così rigorosamente contornata, perchè, per causa della diffrazione, una parte della luce passa veramente nell’ombra, mentre inversamente dell’ombra si produce nella parte illuminala.
Velocità della luce. È veramente prodigiosa la velocità con cui la luce si propaga. La più grande distanza che si possa avere tra due punti presi sulla superficie della terra è ancor troppo piccola, per poter coll’occhio constatare in modo apprezzabile il tempo occupato dalla luce nel percorrerla.