Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/71


note. 49

è infatti quel che succede a chi è capace di guardare osservando le due immagini nel tempo stesso, e che succede a tutti osservando le due immagini col mezzo dello stereoscopio.

Coi nostri due occhi noi, secondo il modo di dire del signor Brewer1, siamo come un geometra che col suo compasso, di cui l’una delle punte è a vicenda portata alla estremità di una base, descrive dei circoli che colla loro intersezione determinano le posizioni dei differenti punti del piano. La base è la linea che unisce i centri dei nostri due occhi, i lati del compasso sono i nostri due assi ottici, o le linee che vanno dai centri degli occhi ad uno stesso punto dell’oggetto. Questi due assi o queste due linee fanno tra loro un certo angolo alla cima del triangolo, di cui la base è la distanza dei due occhi. Quest’angolo della cima è più grande se il punto dell’oggetto è più vicino; più piccolo, se il punto dell’oggetto è più lontano, ed è la percezione di questo angolo più o meno grande, più o meno piccolo, che ci fa giudicare che il punto corrispondente è più vicino o più lontano, che ci dà, in una parola, il senso del rilievo e della distanza.

4 Fotografia.
  1. La clef de la science, par E. C. Brewer. Paris. 3me édition revue et corrigée per l’abbé Moigno.