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solamente, e la faccio seccare vicino al fuoco. La soluzione non deve essere satura, ma sei od otto volte dilungata con acqua. Quando la carta è secca può venir adoperata.
Io ho trovato coll’esperienza che vi ha una certa proporzione tra la quantità del sale e quella della soluzione di argento che meglio corrisponde e che dà il massimo effetto. Se la forza del sale è accresciuta al di là di questo punto l’effetto diminuisce, ed in certi casi diventa eccessivamente piccolo.
Questa carta, se è fatta propriamente, è molto vantaggiosa per tutti i propositi fotogenici. Per esempio, nulla può esser più perfetto che le immagini che essa dà di foglie e fiori, specialmente con un sole estivo. La luce passando attraverso le foglie ne delinea ogni ramificazione.
Ora, prendiamo un foglio di carta così preparata, e laviamolo con una satura soluzione di sale, e quindi facciamolo seccare. Noi troveremo (specialmente se la carta viene conservata per alcune settimane prima di esperimentarla) che la sua sensibilità è grandemente diminuita, ed in alcuni casi sembra affatto estinta. Ma essa, se viene di nuovo lavata con una abbondante quantità della soluzione d’argento, diventa nuovamente sensibile alla luce, e persino più di quello che lo fosse prima. In questo modo alternativamente lavando la carta con sale ed argento, e facendola seccare nel frattempo, io sono arrivato ad accrescere la sua sensibilità al grado che è richiesto per ricevere le immagini della camera oscura.
Nell’eseguire questa operazione si troverà che i risultati sono alcune volte più, ed alcune volte meno soddisfacenti in conseguenza di piccole ed accidentali variazioni nelle proporzioni impiegate.
Egli succede alcune volte che il cloruro d’argento è disposto ad annerire da se stesso senza alcuna esposizione alla luce.
Questo indica che la sua sensibilità venne portata troppo avanti. Lo scopo è di accostarsi a questa condizione tanto vicino che sia possibile senza raggiungerla. Cosicchè la sostanza possa essere in uno stato pronto a cedere alla più debole forza estranea come alla debole azione dei raggi violetti, quando molto attenuati. Avendo perciò preparato un numero di fogli di carta con proporzioni chimiche debolmente differenti le une dalle altre, ne tagliai un piccolo lembo da ciascuno, ed avendoli a dovere segnati e numerati, posi questi lembi, parte per parte, in una luce diffusa molto debole per lo spazio di un quarto d’ora. Allora se alcuno di essi, come frequentemente succede, esibisce un notevole vantaggio sopra i suoi competitori, io scelgo la carta che porta il numero corrispondente per portarla nella camera oscura.
Calotipo.
Il procedimento sopra descritto essendo poco sensibile alla luce, non avrebbe gran valore per produrre delle prove negative nella camera oscura.