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note. 41


Relativamente al modo di impiegare la vernice, io debbo ricordare che non bisogna impiegarla che in consistenza abbastanza forte per formare uno strato compatto e così sottile che sia possibile, perchè esso resiste meglio all’azione del dissolvente e diviene tanto più sensibile alle impressioni della luce.

Riguardo all’iodio per annerire le prove su argento laminato, come riguardo all’acido per incidere sul rame, egli è essenziale che la vernice, dopo del levamento, sia tale come viene designato nel secondo saggio su vetro, rapportato qui sopra; imperocchè allora esso è ben meno permeabile sia all’acido, sia alle emanazioni dell’iodio, principalmente nelle parti dove esso ha conservato tutta la sua trasparenza; egli non è che a questa condizione che si può, anche coll’aiuto del migliore apparato di ottica, sperare di giungere ad una compiuta riuscita.

Addizioni. Quando si toglie la lamina inverniciata per farla seccare non bisogna mica solamente garantirla dall’umidità, ma aver cura di metterla al riparo dal contatto della luce.

Parlando delle esperienze fatte alla luce diffusa, io non ho nulla detto di questo genere d’esperienze su vetro. Io vado a supplirvi per non ommettere un perfezionamento che gli è particolare. Esso consiste semplicemente nel porre sotto la lastra di vetro una carta nera, e nell’interporre un quadro di cartone tra la lastra dal lato inverniciato, e l’incisione che deve esser stata preventivamente incollata al quadro di maniera che sia ben tesa. Egli ne risulta da questa disposizione che l’immagine sembra molto più viva che non sopra un fondo bianco, ciò che non può che contribuire alla prontezza dell’effetto; ed in secondo luogo che la vernice non è esposta ad essere guastata, in seguito, dal contatto immediato dell’incisione, come nell’altro procedimento, inconveniente che non è facile di evitare in un tempo caldo, quand’anche la vernice fosse molto secca.

Ma questo inconveniente si trova ben compensato dal vantaggio che hanno le prove su argento laminato di resistere all’azione del lavamento, mentre che egli è raro che questa operazione non deteriori più o meno le prove su vetro, sostanza che offre minore aderenza alla vernice in ragione della sua natura, e del suo polito più perfetto. Egli si trattava dunque, per rimediare a questo difetto, di dare più di mordente alla vernice, ed io credo di esservi pervenuto, almeno da ciò che posso giudicarne dietro di esperienze troppo recenti e troppo poco numerose.

Questa vernice consiste in una soluzione di bitume di Giudea nell’olio animale di Dippel, che si lascia evaporare alla temperatura atmosferica sino al grado di consistenza richiesta. Essa è più ontuosa, più tenace, e più colorata che l’altra, e si può, dopo che venne applicata, sottometterla subito alle impressioni del fluido luminoso, che sembra solidificarla più prontamente, perchè la grande volatilità dell’olio animale fa che essa secchi molto più presto.