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40 | note. |
Due saggi di vedute su vetro prese nella camera oscura mi hanno offerto dei risultati che, quantunque difettosi, mi sembrano dovere essere riferiti, perchè questo genere di applicazione può perfezionarsi più agevolmente e diventare col seguito di un interesse particolare.
Nell’uno di questi saggi, la luce, avendo agito con minore intensità, ha scoperto la vernice, in modo da rendere i degradamenti delle tinte molto meglio sentiti, di modo che l’impronta veduta per trasmissione riproduce sino ad un certo punto gli effetti conosciuti del diorama.
All’opposto, in un altro saggio, in cui l’azione del fluido luminoso fu più intensa, le parti le più illuminate, non essendo state attaccate dal dissolvente, sono restate trasparenti, e la differenza di tinte risulta unicamente dallo spessore relativo degli strati più o meno opachi della vernice. Se l’impronta è osservata per riflessione, in uno specchio, dalla parte della vernice e sotto un angolo determinato, essa produce un grande effetto, mentre che, veduta per trasmissione, essa non presenta che un’immagine confusa e scolorata, e ciò che vi ha di più sorprendente si è che essa sembra affettare i colori locali di certi oggetti. Meditando sopra di questo fatto rimarchevole, io ho creduto poterne tirare delle induzioni che permetterebbero di acconciarlo alla teoria di Newton sul fenomeno degli anelli colorati.
Egli basterebbe per ciò di supporre che tal raggio prismatico, il raggio verde per es., operando sulla sostanza della vernice e combinandosi con essa, le comunichi il grado di solubilità necessario, affinchè lo strato che ne risulta dopo della doppia operazione del dissolvente e del lavamento rifletta il color verde. Del resto egli è dato alla sola osservazione il constatare ciò che vi è di vero in questa ipotesi, e la cosa mi sembra abbastanza interessante per se stessa, per provocare nuove ricerche e dare luogo ad un esame più approfondito.
Osservazioni. Benchè non vi sia certamente nulla di difficile nell’impiego dei modi di esecuzione che ho or ora indicato, potrebbe tuttavia succedere che non si riescisse compiutamente in sulle prime, io penso dunque che egli sarebbe a proposito di operare in piccolo, copiando delle incisioni alla luce diffusa colla seguente assai semplice preparazione.
Si copre di vernice l’incisione solamente dal lato di dietro in modo da renderla ben trasparente. Quando essa è perfettamente secca, la si applica dalla parte del davanti sulla lamina inverniciata coll’aiuto di un vetro, di cui si diminuisce la pressione inclinando la lamina sotto un angolo di 45 gradi. In tal maniera si può, con due incisioni così preparate, e quattro piccole lastre d’argento laminato su rame, fare molte esperienze in una giornata, anche con tempo fosco, purchè il locale sia riparato dal freddo, e soprattutto dall’umido, che, io lo ripeto, deteriora la vernice ad un tal punto che essa si stacca a strati dalla lamina, quando la si introduce nel dissolvente. Egli è ciò che m’impedisce di servirmi della camera oscura durante la cattiva stagione. Moltiplicando le esperienze di cui io ho fatto menzione, si arriverà ben presto al fatto di tutti i procedimenti della manipolazione.