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prove su lamina. | 475 |
In questa maniera le ultime righe che tuttavia lasciano i brunitoi sono tenuissime, e sono molto meno sensibili alla vista di quello che sarebbero, se fossero parallele alla verticale direzione dell’immagine.
La lamina che venne brunita perfettamente, osservata sotto un angolo fuori del riflesso della luce, deve sembrare di un bel nero, e, gettandovi sopra il fiato, ricoprirsi di un appannamento uniforme e continuo. Ogni ineguaglianza, nell’aspetto nero o nella condensazione del fiato, sarà indizio non equivoco che la brunitura non è ancora al suo colmo, e che converrà riprendere la lamina col brunitoio contenente del rosso d’Inghilterra, e se ciò non è sufficiente, incominciare da capo col lripoli e col cotone.
Giova sempre fare attenzione a ciò che il cotone, le polveri a brunire, ed i brunitoi siano per quanto si può difesi dalla umidità dell’aria, la quale, ove si insinui in queste materie ed islrumenli in troppa abbondanza, è di un’ influenza molto più perniciosa di quello che si potrebbe a prima giunta sospettare. Oltre il lripoli ed il rosso d‘ Inghilterra molle sostanze vennero proposte per dare una brunitura perfetta alla lamina. La pietra pomice, le ossa calcinale, la fuligine, il nero di fumo, la calce estinta, l’amido, ecc. Tutte queste sostanze, essendo come le prime ridotte in forma di polveri tenuissime, hanno la proprietà di assorbire facilmente l’umidità, e così di diventare incapaci a servire se non si conservano in vasi chiusi. Quando il cotone ed i brunitoi coperti di velluto si caricano di umidità, pel contatto dell’aria umida, si debbono far seccare col calore. 11 dagherrotipista deve sapere che alla temperatura ordinaria la lana e.l il cotone ( anche quando sembrino alla vista ed al tatto perfettamente asciutti) contengono sempre circa il IO per 100 del loro peso di acqua alio stato igrometrico, e che, net tempi piovosi, presso la lana questa quantità sale facilmente sino al 18 por 100, senza che ancora si possa scoprire una reale umidità sopra di essa da chi non è esperto conoscitore in questa materia.
Riscaldando il cotone e la lana e mantenendoli per qualche tempo ad un grado di calore che poco si scosti da quello dell’acqua bollente, quasi tutta l’acqua igrometrica viene cacciata.