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prove positive. 461

olire l’Iposolfito, impiegare anche un’allra sostanza, il cloruro •l’oro. Operando nel modo seguente si otterrà buoni risultati.

Dopo che venne lolla dalla macchina a copiare la carta che contiene la prova si lava nell’acqua fuori del contatto di una luce troppo viva, immergendola in un bacino ripieno d’acqua potabile ed agitandola per pochi istanti onde liberarla dalla più gran parte del nitrato d’argento che essa contiene, e quindi si immerge nella soluzione di cloruro d’oro descritta nel capitolo precedente e composta di 1000 acqua, 1 cloruro d’oro, 5 iposolfito e 15 cloruro di sodio.

L’immagine in questa soluzione acquista dapprima una tinta rosea, quindi violetta e finalmente bluastra.

Quando si £ ottenuto la tinta che si desidera, si toglie la prova da questo bagno e la si immerge nella soluzione di iposolfito al 15 per cento, ove si lascia per un quarto d’ora. La prova nell’iposolfito non soffre più una riduzione o cambiamento di tinta mollo notevole, perciò le prove non dovrebbero venir tirale troppo intense. La soluzione di iposolfito deve essere in quantità sufficiente a coprire la prova, e deve essere nuova, ossia non avere mai servito a fissare altre prove così la immagine. avrà la massima solidità.

In line la prova si lava mettendola nell’acqua per 8 ore, avendo cura di rinnovare l’acqua nel frattempo. Se si mettesse la prova nell’acqua corrente basterebbe un’azione di tre ore per essere fissata sufficientemente bene; se si volesse ottenere sulle prove una tinta molto nera converrebbe ricorrere alla soluzione di cloruro d’oro all’acido citrico e bicarbonato di soda, che abbiamo descritto nella osservazione (4") del capo precedente.

Sarebbe difficile il precisare il numero di prove di una data grandezza che si possono fissare con certezza di buon esito in una data soluzione di iposolfito di soda, perchò molte circostanze possono influire sul risultato, come lo spessore della carta, la proporzione del cloruro di argento presente, il grado della sua riduzione, ecc. L’iposolfito essendo poco costoso non si dovrà mai temere di impiegarlo con troppa liberalità, facendolo servire a fissare un numero di prove minore di quello che sarebbe indicato dalla teoria, secondo la quale sono necessarie tre parti di iposolfito di soda per sciogliere una parte di cloruro d’argento.