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introduzione. | 17 |
ora più ed ora meno presto, e si trovò che il solfo lasciato dall’iposolfito è la causa più frequente dell’alterazione del colore dell’immagine. I lavori intrapresi dalli signori Davanne e Barreswil, e da altri, e la osservazione dei fatti che presenta l’immagine fotografica variamente cimentata con corpi diversi, e cogli agenti imponderabili, condussero ad una teoria che può servire di guida abbastanza sicura all’operatore, affinchè esso possa dare alle prove la maggior solidità e maggior permanenza possibile.
Il costo notevole dei sali di argento rende piuttosto costoso il modo attuale di tirare le prove positive, e questo costo, quando si vuole far prendere alle immagini una tinta molto ricca, viene notevolmente accresciuto dall’impiego che devesi fare di cloruro di oro, il quale comunica all’immagine una tinta nero-violacea assai piacevole. Ciò indusse alcuni a tentare altri metodi con altre sostanze poco costose. I risultati che già si ottennero fanno sperare che non sia molto lontano il giorno in cui, nella produzione delle prove positive, i sali di argento potranno venire rimpiazzati da altre sostanze più abbondantemente sparse nella natura.
Noi possiamo citare i risultati che si ottennero col nitrato di urano proposto dal signor Niepce di S.t Victor; quelli ottenuti da vari autori col bicromato di potassa, solfato di ferro, ed acido gallico. Il metodo che levò di sè il più grande rumore nel mondo fotografico, ma che dal momento della sua scoperta a questa parte fece ben pochi progressi, è quello che venne fatto conoscere dalli signori Poitevin, Pouncy, ed altri, in cui la prova positiva viene prodotta dal bicromato di potassa, dalla gelatina e dal carbone.
Le prove positive su carta, quando sono ben riescite, che vennero colorite col cloruro d’oro come ho accennato qui sopra, sono di un effetto artistico assai bello. I ritratti quando sono vignettati o contornati in modo che la tinta del fondo vada gradatamente crescendo o decrescendo verso il suo perimetro,
2 Fotografia. |