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introduzione. | 9 |
gine ottenuta col mezzo della luce sui sali d’argento. Ciò non pertanto vi era chi lavorava in silenzio, vi era l’inglese Talbot, il quale, fatto consapevole che Niepce con secreto modo fissava sopra dello stagno e dell’argento l’immagine della camera oscura, aveva intrapreso a ricercare il modo di ottenere sopra carta lo stesso risultato.
L’alterabilità dei sali d’argento in contatto della luce, per cui essi vengono decomposti chimicamente, deossidati, anneriti, è quella che servì di base al metodo di Talbot. Nel 1839, sei mesi prima della pubblicazione del procedimento di Daguerre, egli fece conoscere al mondo la sua scoperta di fissare l’immagine della camera oscura. Impregnava un foglio di carta con una soluzione di sale di cucina, e lo trattava quindi con una soluzione di nitrato di argento. Per una doppia reazione chimica si produceva così sulla carta uno strato uniforme di cloruro d’argento. La carta in tal maniera preparata non essendo ancora abbastanza sensibile per poter venire impiegata nella camera oscura, Talbot fece osservare che, se essa si fa seccare, e quindi, dopo qualche tempo si lava di nuovo con una sufficiente quantità di soluzione di nitrato d’argento, la sensibilità della carta verso l’azione luminosa viene accresciuta, che, se si lava alternativamente la carta con sale comune e con nitrato d’argento with salt and silver, e nel frattempo si fa seccare, si giunge ad accrescere la sua sensibilità ad un grado sufficiente per ricevere l’immagine della camera oscura.
Un così fatto risultato non era però ancora che il preliminare di un altro molto più perfetto che il signor Talbot scoperse un anno dopo nel 1840. Egli chiamò il suo nuovo disegno col nome di Calotipo, che significa bel modello o bel disegno. Questo era infatti giudicato allora così importante, ed aveva eccitata una così grande attenzione nel mondo scientifico, che il fisico Biot ne fece il soggetto di un brillante rapporto all’Accademia delle scienze in Parigi.