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introduzione. 3

stoffe di seta, di cotone e di lana sono d’ordinario assai fugaci, e basta alcune volte un colpo di sole per guastarli irrimediabilmente.

Molti sali si decompongono in contatto della luce con singolare facilità. I sali di argento son quelli che godono di questa proprietà in sommo grado. Il cloruro di argento, quando si espone ai raggi diretti del sole, oppure anche solo alla luce diffusa, non tarda a decomporsi, ad annerire, a cambiarsi insomma in argento metallico così diviso, che pare nero.

Nel 1802 Wedgwood ed il celebre Davy fecero conoscere i primi tentativi diretti ad utilizzare questa proprietà dei sali di argento per copiare stampe, incisioni, ecc.

Essi impregnavano della carta con il sale alterabile dalla luce, la coprivano col disegno, e così la esponevano al sole. La luce, attraversando i bianchi del disegno, e venendo fermata dai neri, impressionava parzialmente la carta sensibile e produceva una copia esatta del disegno, nella quale i neri corrispondevano ai bianchi (V. nota 2).

Questa copia così ottenuta si doveva ancora fissare e rendere nalterabile contro un’ulteriore azione della luce; ma questi due inglesi esperimentatori non riescirono a sciogliere un tal problema. Essi tentarono inoltre di riprodurre l’immagine della camera oscura, ma inutilmente. La loro preparazione non era abbastanza sensibile per impressionarsi sotto l’influenza della poca luce che dipinge l’immagine nella camera oscura.


Invenzione della fotografia fatta da I. Niepce di Chalons.

Il francese I. Niepce, ignorando i tentativi stati fatti prima di lui da Wedgwood e Davy, aveva sino dall’anno 1813 incominciato ad occuparsi a risolvere lo stesso problema; e, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà della sua in-