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parte terza. 161

Dalla descrizione che abbiamo dato prima d’ora dell’andamento dei raggi luminosi quando vengono riflessi da superficie piane, come sono gli specchi comuni, si può dedurre in qual modo operi lo strumento, in qual modo le due immagini, poste alle due estremità, possono confondersi virtualmente in una sola, quando coi due occhi si osservano nei due specchi posti a metà dell’islrumento. Questi specchi debbono formare tra loro un angolo diedro di 90°; ed un piano che divida per metà quest’angolo deve essere parallelo ai piani in cui si pose le due immagini, e perpendicolare al piano in cui vengono a porsi i due occhi dell’osservatore in L Lì [fig. 51). Questa figura ci fa vedere in qual modo si formi la riunione delle due immagini.

Siano PQ due punti simmetr ci nelle due immagini. Un pennello di luce inviato da P si riflette nello specchio, e l’occhio posto in L lo vede in R. e la disianza mR=mP, come abbiamo dimostrato parlando degli specchi piani. Lo stesso si dica dei raggi parliti dal punto Q, e riflessi dallo specchio corrispondente, dunque sarà

mP-t- ml,—m R mL—R L—R lì.

Perciò osservando dai punti LIÌ i due punti simmetrici P Q, l’osservatore li vedrà riuniti in una sola immagine virtuale il. Questo vale per un numero qualunque di punti, perciò le due immagini daranno un’immagine unica, che si presenterà col rilievo stesso che il corpo da essa rappresentato ha in natura.

Fig. 51.

In questo stereoscopio le due immagini sono affatto isolale l’una dall’altra, la loro distanza dai due specchi deve essere

41 Fotografia.