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140 | ottica fotografica |
due coni aventi per loro sommità l’apertura deH’oggettivo, l’uno avente per base l’oggetto, e l’altro cono l’immagine dell’oggetto nel vetro spulito della camera. Perciò se il vetro spulilo è perpendicolare alla retta che congiunge il centro dell’apertura al centro dell’oggetto, l’immagine è simile a quest’oggetto; ma, se il vetro spulilo è obliquo, l’immagine è allungala nel senso dell’obliquità.
Ogni camera oscura dovrebbe avere un diaframma interno vicino all’oggettivo, ed un tal diaframma non dovrebbe essere circolare, ma quadro, ossia di figura simile a quella dell’immagine. Ciò non viene generalmente praticato dai costruttori, ma si comprende che una tale aggiunta sarebbe utile, imperciocchè l’immagine che produce la lente con diaframma circolare essendo circolare, non quadrilatera, ne nasce che quattro segmenti di un cono luminoso cadono sulle pareli della camera, dalle quali la luce è in parte riOessa sull’immagine, che per un tal fatto diventa più confusa. Un diaframma interno rettangolare avrebbe per effetto di arrestare questa falsa luce che è molto considerevole, quando si opera avanti ad oggetti fortemente illuminati, e con un’apertura mollo grande.
Si potrebbe convenientemente aggiungere alla camera oscura un prolungo annerilo internamente e fatto di cartone per motivo di leggerezza, il quale prolungo dovrebbe proiettarsi di circa 20 centimetri al di là dell’oggetlivo. Con una tale addizione si può ottenere un’immagine più nitida e distinta, perchè la luce diffusa dell’atmosfera nel venire sulle lenti delfoggetlivo ha per effetto d’interferire colla luce inviata dagli oggetti cui si espone la camera oscura. L’inflbenza della luce diffusa deve essere mollo grande, e noi ne abbiamo una prova nel nostro occhio, che, come vedremo, può in certo modo paragonarsi ad una piccola camera oscura; così chi sta nel fondo di un pozzo può vedere le stelle in pien mezzogiorno, perchè ivi la luce diffusa è nulla.
Nella camera oscura per vedute il fronte che porta l’oggetlivo dovrebbe essere mobile, ossia potersi entro certi limili alzare ed abbassare, ciò permettendo all’operatore di regolare la relativa proporzione di cielo e di terreno sull’Immagine, senza alterare la posizione della camera oscura.
Comunemente la camera oscura è di forma quadrilunga, e