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parte seconda. 125

melta precisamente nel punto f, mentre una sensibile distanza dal punto f" lungo l’asse dell’oggellivo fa sentire una confusione assai forte nell’immagine; e siccome l’immagine è sempre curva, ne nasce che l’immagine nitida prodotta daU’oggetlivo a ritratti sopra una superficie piana è necessariamente di piccola estensione, mentre l’immagino prodotta dall’oggeltivo semplice occupa una superficie piana più grande. Osserviamo ora l’andamento dei raggi divergenti inviali nell’oggetlivo da un punto luminoso R, posto un po’ lontano dall’asse. I raggi incidenti sulla lente di fronte non vanno tutti a riunirsi in f ", perchè non lutti possono penetrare nella lente posteriore, ma solamente una parte, l’altra parte cadendo sulla parete annerila AD dell’apparato. Perciò l’immagine nel punto f" sarò mollo meno illuminala. Un tale effetto si fa sentire in ragione dell’obliquità dei raggi; per un campo visuale di 30° la differenza di luce dal centro ai margini è di < a 0,b, e ciò fa si che il campo dell’immagine è necessariamente molto ristretto. Se la lente di dietro fosse piu grande che la lente di fronte, essa sarebbe efficace per raggi più obliqui, si avrebbe maggior estensione di uniforme chiarezza, ma si perderebbe in nitidezza per causa delle più forti aberrazioni. Il lettore osserverà che l’asse secondario Rf" non passa pel centro della lente, ma pel centro di una porzione di lente che agisce come una lente intiera rispettivamente ad esso, per cui l’immagine si fa presso a poco nella direzione Rf ".

Esaminiamo ora l elTetto del diaframma mm posto nell’interno deli’oggellivo.

Negli oggettivi da ritratti il diaframma si metteva dapprima avanti alla lente di fronte, ma l’esperienza dimostrò essere più utile il collocarlo neH’inlerno tra le due lenti.

Il diaframma interno, anche quando non è molto piccolo, arresta i raggi troppo obliqui, e quelli che cadendo sulle pareti annerite del tubo verrebbero riflessi parzialmente verso la lente posteriore, a detrimento della nitidezza dell’immagine, e poichè il diaframma interno riceve raggi convergenti, ne segue che l’immagine nelle sue estremità risulta più uniformemente illuminata che col diaframma posto in fronte. Cioè: del fascio luminoso, che ha la sua origine nel punto R e che cade sulla lente AB,